Chilometro dopo chilometro, un viaggio dopo l’altro, la mia Triumph Tiger 1050 del 2009 è entra nell’età della maturità. Qualcuno direbbe che è vecchia, per me ha appena finito il rodaggio!
Superati i 40.000 km, tanto per richiamare il titolo del libro “I miei primi quarant’anni” di Marina Ripa di Meana”, è tempo di trarre qualche conclusioni sul rapporto “intimo” che si è creato con lei: la mia moto.
Di motociclette ne ho provate tante, supersportive, naked e in questi ultimi anni soprattutto moto da turismo; con molte di loro ci ho fatto anche dei gran bei viaggi, e talvolta ho utilizzato anche la mia Triumph Tiger.
Il mio ingresso, nella categoria “moto da viaggio” risale alla fine 2009. Moto nuova, acquistata con diversi accessori, tra cui le borse laterali e la sella con imbottitura a gel. Con lei diventavo a tutti gli effetti un mototurista, poiché fino a quel momento avevo avuto esclusivamente modelli sportivi. La mia prima vera moto fu la Cagiva Mito con cui iniziai il mio percorso in pista, successivamente arrivo la straordinaria Kawasaki ZXR 400 un vero “frullino”, che cambiai dopo appena due anni con la straordinaria Honda CBR 600 F 2001. Il passo successivo fu la supersportiva Suzuki GSX 600 R, ed infine la Triumph Tiger 1050. La moto da viaggio della casa inglese, spinta dal caratteristico tre cilindri da 1050 cm3 in grado di erogare una potenza massima di circa 115 cv.
Negli anni, il nostro rapporto è diventato “amore”, anche se non sono mancati i momenti di crisi, e proprio come una coppia di fatto c’è voluta fatica e volontà per ritrovarci, ma oro siamo complici nella ricerca di avventura. Già dai primi giorni, la Tiger è stata una fedele compagna di viaggio, e ancora oggi, anche se il segmento è continuamente in evoluzione, lei non mi fa rimpiangere nulla, proprio come un amore che cresce man mano che si instaura un rapporto di fiducia. Non è mai stata la più potente della categoria, e neanche la più veloce, e in accelerazione c’è chi le fa il gestaccio, eppure non mi fa mancare praticamente nulla. Un rapporto così intenso, l’ho avuto solo con altre due moto, la prima era la Cagiva Mito 125, montata e smontata decine e decine di volte….non ebbe mai la fortuna di avere tutti i “pezzi al posto giusto”. La Honda CBR 600 F del 2001 era una moto praticamente perfetta in tutto, comoda in coppia, buona compagna di viaggio e valida anche in pista.
Tornando alla Tiger, tante volte ho pensato di cambiarla, ovviamente spesso mi è successo nel momento in cui provavo nuovi modelli, e nella sua categoria sono rimasto affascinato soprattutto dalla Ducati Multistrada 1200 e dalla BMW S 1000 XR.
Della prima rimasi affascinato dalla straordinaria abbondanza di prestazioni del suo bicilindrico, mentre della la seconda rimasi colpito sia per le altissime prestazioni del suo 4 cilindri in linea sia per la comodità nei lunghi viaggi. Eppure pensa e ripensa alla fine, mi sono reso conto che con la mia Triumph faccio più o meno le stesse cose, vado abbastanza veloce e mi diverto tra le curve quando ne ho voglia, la carico come un TIR quando devo viaggiare, insomma non è cambiato poi molto dal 2009 anno in cui la parcheggiai per la prima volta in garage. Quello che è sicuramente il punto di forza del tre cilindri inglese sono l’aver trovato il giusto mix tra prestazioni e qualità di guida, anche se necessita di qualche aggiustamento. Sicuramente il suo tallone di Achille è nelle sospensioni e, per migliorare notevolmente le caratteristiche di guida, io ho sostituito l’ammortizzatore posteriore con un onesto Bitubo, e anche all’anteriore sono state cambiate molle e olio. La moto ora è diventata decisamente più stabile, copia meglio le asperità della strada, e anche in presenza di avvallamenti non ti “spara” in alto verso lo spazio.
Ma come già detto non sono mancati momenti di forte crisi e, il peggiore arrivò circa due anni fa, ad un passo dalla separazione….e neanche tanto consensuale. Di ritorno da un viaggio in Canton Ticino, con il Dir. Claudio Falanga, pensai bene di riempire il capiente serbatoio di nafta…un vero disastro. Lasciata la stazione di servizio, dopo soli 500/600 mt….un’ intensa e preoccupante fumata bianca anticipò lo spegnimento definitivo del motore. Un bel danno, con la sostituzione della pompa della benzina, pulizia degli iniettori e sostituzione anche del motorino d’avviamento che si brucio a causa della eccessiva insistenza nel provare a rimettere in moto il tre cilindri “diesel”. Ma tolto quell’evento devo dire che per i primi 40.000 km…siamo ancora una coppia che “scoppietta di felicità”.
E se qualcuno obietta che la mia Triumph Tiger comincia ad essere una vecchietta, dico che con appena 40.000 chilometri abbiamo appena finito il rodaggio uomo/moto!