Fallo fallo, il bischero fuoristrada con le gomme lisce
Eppure avevo anche messo la mappa “enduro”.
Eppure la mia doveva essere una moto che grazie all’elettronica poteva fare di tutto: dal turismo, alla pista, la città, il fuoristrada appunto. Tutto pigiando lo stesso pippolo.
E invece un qualche sasso appuntito del cavolo mi ha sfondato la gomma, maremma impestata ladra, solo perché mi son messo a fare le sgommarelle su una strada bianca.
Il gommaio quando mi smonta la ruota davanti vede il perno incrostato di terra e mi rimbrotta, perché la forcella sporca mi fotte i paraoli, e infatti uno geme.
“Ma dove ci vai con questa moto? Hai una superbike col manubrio alto, mica un trial!”
“Non ci ho fatto tanto fuoristrada. Oddio il Passo dei Fangacci. Qualche giretto sull’Eroica. Ah sì anche sul monte Giovi ma la strada si è imputtanita troppo sono tornato indietro. Ah, e naturalmente dei bei pezzi della Via della Pietra. Bella bella, l’hai mai fatta?”
Il gommaio scuote la testa e mi zuppa il perno della ruota nel grasso al rame.
Io lo so che non dovrei farci fuoristrada con questa, ma capita che una strada bianca la trovi, e comunque quando la presentavano la mia moto doveva rappresentare il trionfo dell’elettronica sulle comuni avversità delle più disparate situazioni da affrontare! La rivincita del microchip su cinematica, capacità tecnica del pilota e condizioni climatiche e del percorso.
E invece il costrutto mi crolla sul sasso aguzzo che mi sfonda la gomma, a onor del vero parecchio usurata.
Questo mi insegna che il fuoristrada è meglio farlo con la vecchia endurona, e che una moto tanto bella, così gustosa da guidare su strada, a prendere botte non gli fa tanto bene, ma soprattutto che la moto totale rimane una chimera irrealizzabile. Un vero e proprio mito.