La passione per le gare in moto non ha limiti, l’importante è trovare quella più adatta alle proprie capacità e possibilità
Per chi scrive, aggeggia, gravita nel mondo della moto come me, è facile svolgere funzioni diverse: collaborare con blog o giornali, addetto stampa per aziende, anche lo speaker per eventi sportivi e gare in moto. Insomma se ti chiamano meglio se dici di sì, e comunque è sempre esperienza quasi sempre molto divertente e un tassello in più nella conoscenza del mondo della moto.Erano un paio d’anni, da quando il toscano supermoto non è definitivamente naufragato, fortunatamente non per causa mia, che non mi cimentavo col microfono in mano per almeno otto ore quasi di fila. Ancora non so cosa diavolo si riesca a blaterare tutto quel tempo ma fortunatamente credo di aver tenuto botta abbastanza bene. Fai i comunicati di servizio tipo “i piloti fra cinque minuti dalle verifiche prima della partenza”, un po’ di colore sulla manifestazione, la cronaca delle parti salienti delle gare. Bellissimo quando senti che il pubblico guarda dove gli dici di guardare, si appassiona, applaude se lo chiedi. Esaltante.Certo che l’evento era davvero eccezionale: una tappa dell’italiano enduro estremo! Ora, se come me siete amanti del fuoristrada, magari ogni tanto vi fate un giretto con gli amici, vi galvanizzate per un po’ di sassi o un pozzone da guadare per lungo, resettatevi. Questi sono pazzi duri da ricovero, di fuori come le terrazze. Si infilano in fosse piene di tronchi messi di traverso, affrontano monti di pietre enormi, pettate dove un metodo per arrivare in cima è lanciare la moto rischiando di vederla tornare indietro; a conclusione della gara scalano una collina impossibile da salire, specie dopo tre ore di gara, l’ultima al buio. Per me, alieni. Anzi, confesso che conservo una buona dose di rispetto, quasi soggezione nei confronti dei piloti, specie i campioni della specialità che ho avuto l’onore di chiamare sul palco per la premiazione.A fine pomeriggio, mentre aspettiamo i risultati dalla direzione gara, c’è il tempo per qualche chiacchiera coi piloti e i loro amici.In molti partecipano a parecchie gare di questo tipo come l’Hell’s Gate, l’Erzberg Rodeo e altre che neanche conosco, tutte estreme. Io sono sempre più ammirato, sinceramente, e scherzo che beh, anch’io faccio delle gare in moto. “Ah sei un pilota anche tu?” Mi chiede qualcuno di loro.Beh non esattamente, racconto; faccio gare di endurance stradale. Niente a che vedere con quello che fate voialtri alieni.Recentemente ho fatto la 5000 Pieghe che in realtà è più un giro in moto col road book (prima delle prove di abilità finali eravamo quasi tutti parimerito in testa) ma anche la Centopassi o la Vieste-Viareggio. Di solito devi alzarti alle quattro del mattino per fare sette – ottocento chilometri in un giorno solo di un percorso che hai pianificato nei mesi precedenti che includeva cento Passi di montagna; ho guidato diciannove ore di fila partendo due ore prima dell’alba per arrivare a mezzanotte, insomma un po’ in moto ci sono stato anche quest’anno.
I piloti dell’estremo mi guardano stupiti con ammirazione, come se fossi io, lì in mezzo, quello fuori di testa che fa cose straordinarie.Concludo che sì, effettivamente, non l’avevo mai vista in quest’ottica ma posso dire che sono un pilota anch’io. Di un’altra specialità, dove conta la resistenza fisica e di testa, la capacità di saper navigare, improvvisare e resistere tanto tempo in sella.D’altronde anche fra chi corre a piedi c’è chi fa i 100 e chi la maratona, l’ultra trail o la staffetta. L’importante è riuscire a trovare la propria specialità, ma sempre di gare si tratta.
Gare in moto: unicuique suum (a ciascuno la sua specialità)
Le foto sono tratte dal sito www.italianoenduro.com