Il motociclista ai tempi del coronavirus: cosa fare se non si può uscire

Si preannuncia un periodo difficile per il motociclista ai tempi del coronavirus: ecco qualche suggerimento per sopravvivere alla quarantena.

Se in caso, per esempio, di calamità naturali o di guerra esistono tutta una serie di strutture gerarchiche perfettamente addestrate e pronte a intervenire mettendo in campo l’esperienza, questa faccenda del coronavirus ci mette di fronte a un nemico invisibile, subdolo, e soprattutto completamente sconosciuto, contro il quale al momento pare che l’unico rimedio sia evitare il più possibile assembramenti e luoghi affollati. Bandite anche fiere e motoraduni quindi, o tavolate di gente in giacca di pelle intorno al vassoio della porchetta. A prescindere dalla zona rossa gialla o verde in cui abitiamo, cerchiamo di capire cosa può fare un motociclista ai tempi del coronavirus, impossibilitato o quasi ad andare in moto, per trascorrere una quarantena serena.

Lavare la moto

Noi non siamo di quei fanatici del pulito che se vedono un granello di polvere sul serbatoio gridano al sacrilegio, anzi, ci annoveriamo tra i fautori del movimento “Sporco è bello!”. Tanto più se la moto la usiamo spesso e volentieri in offroad. Però via, questo potrebbe essere il momento giusto per mettere mano alla spugna, meglio ancora alla lancia dell’idropulitrice. Io l’ho fatto, col fango che è venuto via potevo farci un campetto da minicross, e a fine lavaggio la moto andava il doppio di prima. Per forza, pesava la metà!

Coronavirus moto sporca

 

Lavare l’abbigliamento

Già che ci siamo possiamo lavare caschi (anche l’interno), giacche, stivali (mi raccomando il grasso per mantenerli morbidi), ma soprattutto la vecchia gloriosa tuta di pelle. L’ultima volta che l’abbiamo usata, a Misano si girava ancora in senso antiorario, e a certi moscerini appiccicati siamo particolarmente affezionati. Come pure alle abrasioni di quella volta che alla San Donato “o lo passo o mi stendo” (indovinate come andò a finire).  L’abilità sarà riuscire a non cancellare gli autografi di Randy Mamola o Freddie Spencer, ma il difficile verrà dopo: provare a rientrarci senza far saltare le cuciture. Che sia l’occasione buona per cominciare una dieta? Da lunedì ovviamente.

Coronavirus tuta pelle
L’autografo di Randy Mamola fa capolino tra i moscerini

 

Fare manutenzione

Con la moto bella lustra quale migliore occasione per metterci un po’ le mani? Quella leva del cambio un po’ ballerina che chiede di essere sostituita prima che rovini il millerighe, o quello scarico che abbiamo acquistato da tempo ma che non abbiamo mai avuto il coraggio di montare (e avevamo ragione, fa saltare i sismografi!). E poi regoliamola la tensione a ‘sta povera catena, e rabbocchiamolo l’olio ogni tanto! Che poi alla fine, la sola consapevolezza di aver passato del buon tempo in garage a curare la nostra compagna di viaggio è sempre fonte di gran soddisfazione.

 

Sistemare la collezione di riviste

Dal garage alla cantina il passo è breve. Il sottoscritto ha la collezione completa di Motosprint. E quando dico completa intendo dal novembre 1976 a oggi, stipata in cantina appunto. Che tempo fa ho voluto spostare le ultime quattro annate e la scatola ha pensato bene di non reggere il peso di tanta cultura e si è aperta dal fondo, spalmando paginate di Rossi Lorenzo Marquez e compagnia rombante su tutto il pavimento. Se non altro è servito per dare un’occhiata e catalogare il contenuto delle altre scatole piene di riviste, da Motociclismo a Moto Toscana, da Super Wheels a Mondo Ducati. Il cui direttore dell’epoca, pensate un po’, è una nostra vecchia conoscenza.

Il motociclista ai tempi del coronavirus: Mondo Ducati
Cosa fa il motociclista ai tempi del coronavirus? Fa ordine tra le riviste

 

Recuperare le vecchie foto

Se siete di quelli che partivate per le vacanze in moto armati di rullini da 36, questo è il momento per scannerizzare e digitalizzare tutte quelle vagonate di foto e diapositive che giacciono da decenni in fondo a qualche cassetto. Album 10 x 15 pieni di viaggi indimenticabili, qualcuno anche dimenticato, e chilometri che riaffiorano alla memoria, e le care moto degli anni ’80, tuttofare sia con uno che con quattro cilindri, e una vecchia fiamma che…

Il motociclista ai tempi del coronavirus: Nordkapp
Il motociclista ai tempi del coronavirus digitalizza le vecchie foto

 

Riallacciare contatti

E visto che il motociclista ai tempi del coronavirus è costretto a passare un po’ di tempo di fronte a un pc, ecco che potremmo smettere di giocare a fare i virologi su facebook, e cominciare a usare i social per un nobile scopo: rintracciare la vecchia fiamma per esempio, e con la scusa di mandarle la foto ricordarle quei giorni in cui ci diceva che “Italians do it better”, sperando che al suo messenger abbia accesso anche il marito/fidanzato/concubino, così tanto per rompere. Il problema è ricordarsi il cognome, pieno di H e K che manco la capitale dell’Islanda.

Il motociclista ai tempi del coronavirus: Tytty
Vecchie fiamme che riaffiorano alla memoria

 

Fare i balocchi al computer

Vabbè, anche se la ricerca è stata infruttuosa tanto vale rimanere a spippolare e mettersi a giocare con qualche simulatore di guida tanto per non perdere l’occhio alle staccate, oppure vagare per Iutùb in cerca di quei filmati in cui Ago Roberts e Sheene se le davano di santa ragione, o di quei film documentari francesi in cui si raccontava del Continental Circus negli anni ’70, o le sempre affascinanti immagini del Tourist Trophy. E magari programmarne un viaggio per quando tutto questo strano periodo sarà passato.

 

Usare la testa e il buon senso

Nel frattempo cerchiamo di usare il cervello seguendo le direttive senza aspettare che vengano imposte, per esempio (consiglio del mio medico) usando tutte quelle precauzioni che prenderemmo se fossimo positivi al tampone. E se proprio ci dobbiamo spostare in moto cerchiamo di essere più prudenti del solito, che con gli ospedali al limite della ricezione in caso di eventuale incidente potrebbero esserci problemi di assistenza sanitaria.
Insomma, meglio annoiati che intubati.

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