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Amarcord: quella volta che a Misano con la Gilera Nordwest

Gilera Nordwest a Misano

Mettendo a posto vecchi album di fotografie, dal passato riemergono ricordi e aneddoti che (forse) vale la pena raccontare. Per esempio di quella volta a Misano con una moto che proprio da pista non era: la Gilera Nordwest.

Col gruppo di amici iscritti a una di quelle mailing list che in tempi pre-facebook servivano a fare da collante, prenotammo la pista in esclusiva per tutta la giornata, e ci presentammo gasatissimi coi carrelli, i gazebo, il catering (leggi: quintali di pane e salame). Ma io, dopo aver messo sul furgone di un amico la mia bellissima Ducati SL, pensai bene di raggiungere il circuito con una delle moto più anticipatrici e incomprese dalla storia: la Gilera Nordwest.

Tra l’altro a Misano si girava ancora in senso antirorario, e io, non saprei spiegare perché, con le curve a sinistra mi trovo decisamente meglio che a destra, e siccome è così anche per Marquez posso sempre dire di averci qualcosa in comune, lascia fare.

Con la Gilera Nordwest ai box di Misano. Non ci credevano che entrassi.

 

“Ma giri in pista con quello?”

“Certo!”
Credevano che scherzassi.
Tra gli sguardi divertiti degli amici salgo in moto. Pulsante start, il motore parte subito ed è già un successo, che quel motorino d’avviamento mi faceva dannare. Esco dai box, madonna quant’è larga la pista, col Ducatone mica mi sembrava così.
Il primo giro è di riscaldamento gomme e io mi do un tono zigzagando come Alberto Tomba a Calgary intanto che cerco di capire dove mettere le ruote, che insomma, alle velocità bradipo consentite dal monocilindrico di 558cc le possibilità di traiettoria sono come le vie del Signore: infinite. In realtà sarei un bradipo anche con un F104, ma almeno così ho la scusa.

Passo sul rettilineo

e ho modo di distinguere le persone sul muretto dei box, qualcuno saluta, e io rispondo. Curve Misano, pelo un poco il gas e mi fiondo nella prima senza scalare, faccio anche la seconda in pieno e scalo in terza per il Carro. Però!, mi è venuta anche una bella piega, avessero inventato la telemetria di sicuro mi sarei accorto che la facevo più veloce che col Ducati, poi metto subito quarta quinta e… basta, non ce ne sono più, e faccio tutta la serie del Carro a manetta, gasatissimo che è a sinistra, stando costantemente sul cordolo interno, tanto non c’è bisogno di allargare e così faccio meno strada, ho sentito dire che si guadagnano decimi.

Il dirittone dura una quaresima,

e ho il tempo di notare l’infermiere sull’ambulanza che sonnecchia annoiato (per fortuna…), leggo gli striscioni pro-Chili e Di Pillo ancora appesi alle reti dalla gara del mondiale SBK della settimana prima, soprattutto mi volto indietro due o tre volte per controllare di non essere d’intralcio a qualche missile in arrivo. E infatti a un certo punto sento lo spostamento d’aria dovuto a un CBR, che però a quel punto deve aprire il paracadute di frenata. Io invece tengo tutto aperto per un altro centinaio di metri e imposto la curva davanti (!). Ok ok, il cibierrista non era questo gran manico.

Quarta, e via bello scorrevole dentro il Tramonto.

Che frase poetica eh? Tengo il piedino un po’ in fuori, e gratto tutto lo slider dello stivale (la saponetta no, che costa…), in uscita punto direttamente il cordolo della semicurva a destra e ci salgo deliberatamente sopra “per vedere di nascosto l’effetto che fa…”. Ganzo, raccatto pure un po’ di terra e faccio una pseudoscodatina! Fogarty? Tsè, e chi ti conosce?

La foto è di pessima qualità, ma io ero gasatissimo!

 

Alla Quercia faccio un po’ fatica

ma mi gaso a bestia lo stesso, entro rotondo ed esco largo, pronto per la esse. Nel cambio di direzione dentro la variante Arena sono un fulmine (?), tanto che rigratto lo slider con violenza e me lo perdo per strada. Mi volto, in scia c’è una verdona piena di cilindri e di valvole, passi o no? Boh, lo spazio c’è, io vo per la mia strada metto la quarta e mi esalto al tornantone Rio. Le Dragon Corsa tengono a meraviglia, ma complice anche la scarsa potenza del motore, non riesco a farle scivolare. Ora ci penso io!

Alla variante del Parco,

con l’asfalto bello nero, freno praticamente dentro la curva e levo due marce di brutto… sguishhh… dietro si mette a bandiera, era l’ora, ganzifero!
Cerco di stare più stretto possibile a destra, piegando un po’ di più, e infatti… sgrat, quasi mi si impunta la pedana, me la fo addosso e sto per fare il danno. Cambio di direzione e via di nuovo verso l’ultimo cordolo con la moto che va in qua e in là mentre io canto “Guarda come dondolo”.

Di nuovo di fronte ai box,

mi volto, la verdona è ancora lì dietro che se la ride. Oh, al prossimo giro ti faccio pagare il biglietto!

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