Edizione sottotono con grandi assenze, ma vale comunque la pena esserci. Noi ne abbiamo viste delle belle!
Diciamolo subito: questa EICMA 2021 è stata un’edizione decisamente sottotono. Assenze pesanti sia tra i costruttori che tra i produttori di accessori e abbigliamento hanno fatto sì che mancassero all’appello l’equivalente di un paio di padiglioni. BMW, Harley Davidson, KTM, Ducati, ma anche Dainese, AGV, Arai, Pirelli, Motul, solo per citarne alcuni. La pandemia, oltre a sconvolgere le nostre abitudini quotidiane, deve aver fatto riconsiderare anche tutto il concetto della vetrina tradizionale, spiazzando decisamente chi come noi frequenta EICMA da quando si chiamava Salone del Ciclo e Motociclo e lo si raggiungeva scendendo alla stazione della metropolitana Amendola Fiera.
Gli assenti hanno sempre torto. O no?
“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” (Nanni Moretti, Ecce Bombo).
Ducati per esempio ha scelto la seconda opzione: ha in canna il colpo della Desert X, ma ha lasciato completamente campo libero alle proposte della concorrenza, probabilmente valutando che una presentazione in streaming raggiunga più utenti e più corde sensibili della kermesse milanese. E il fatto che ne stiamo parlando in apertura forse dimostra che tutti i torti non ce l’hanno.
Ma ciancio alle bande, vediamo qualche succulenta novità di EICMA 2021
Aprilia Tuareg 660, già presentata e provata: la sensazione è che abbiano fatto il compitino ma senza osare più di tanto (faro a parte, e sinceramente forse è meglio così). La plastica nei dintorni della sella sa di scooteristico e posticcio, e stona un po’ con la qualità alta della componentistica. Che poi su strada vada da 10 non ci piove.
Lì accanto la Guzzi V100 Mandello invece faceva la sua porca figura, dal vivo è compatta e decisamente più bella che in foto, e promette chilometri in scioltezza. Ha quei bei cilindroni ruotati con gli scarichi che escono da dove non te li aspetti, certi particolari accattivanti, e pure il comodo plexiglass del cupolino regolabile elettricamente. Che comunque nel gruppo Piaggio non è certo una novità, visto che lo montava già lo scooterone GP800 più di un decennio fa.
Made in Japan
Una diretta concorrente vorrebbe essere la Honda NT 1100. Ehm, possiamo dirlo? Eccitante come un film d’avanguardia cecoslovacco degli anni 70! Il fatto è che da quelle parti seguono una filosofia consolidata, e continuano a proporre moto che devono essere “alla portata di tutti”, che si tratti dello scooterino o della superbike replica sembra che abbiano paura di fare paura. Il risultato è che si poteva girare ore per il faraonico stand, ma il cuore non batteva.
Ma anche in tutto il resto del Giappone non c’erano dei gran colpi di testa: in Yamaha si gode di fronte alle varie versioni della T7 ma novità eclatanti non pervenute. In Kawasaki hanno designer amanti degli spigoli ma per quel che ci riguarda preferiamo linee più mobide e tonde, d’altra parte la motocicletta è femmina. In Suzuki… ecco appunto!
Lucky Explorer Project
Torniamo in Italia, dove lo stand MV è stato preso d’assalto alla presentazione del Lucky Explorer Project. Circondate dalle Cagiva plurivittoriose alle Dakar degli anni 90 (e lì sì che il cuore andava a mille!) abbiamo visto le evocative 950cc tricilindrica, e 550 bicilindrica. Vedremo se il progetto andrà in porto, la 9.5 promette bene, la 5.5 è… la Monomoto! In pratica l’ennesima rivisitazione della Benelli TRK 500! Dice, è la più venduta del mondo! Per forza, la trovi sotto mille marchi diversi! (oh si scherza eh) (mica tanto)
Attesa sorpresa!
E a proposito di Benelli, ecco finalmente la tanto attesa TRK 800. Che dire, è davvero belloccia, pare ben fatta, il motore più muscoloso la rende finalmente matura e le toglie di dosso la nomèa di GS dei poveri. Occhio gente, che se come sentito dire contengono il prezzo intorno agli 8k sarà un osso duro per tutti.