Fa un effetto strano, pensare che a un centinaio di metri dalla nostra postazione, ci sia uno dei candidati a guidare l’Italia nei prossimi cinque anni. Anche quest’anno sono intruppato per fare assistenza con la moto alla Firenze Marathon, e Matteo Renzi, il Sindaco, sarà al via, celebrato dallo speaker che commenta al microfono le fasi precedenti la partenza. Vasco del BmwmotorradclubFirenze ci ha assegnato gli incarichi, pochi minuti per dare ad ognuno le istruzioni su postazioni ed eventuali passeggeri da portare e poi ognuno al suo posto come soldatini ben addestrati. Omologati con le nostre moto comode, affidabili, sicure e vestiti con abbigliamento tecnico, ad attendere il via alla maratona potremmo essere una squadra di assistenza tecnica alla corsa di qualsiasi Paese europeo; ispiriamo fiducia e autorevolezza nel fitto pubblico assiepato dietro le transenne. Atleti di fama internazionale, stampa, autorità locali ripongono nella nostra capacità la massima fiducia, soprattutto in quelli che seguiranno i primi atleti.
Il mondo ci guarda! e non siamo neanche tanto bruttini a vedessi.
A me è toccato uno dei cronometristi, che dovrà comunicare ai giornalisti all’arrivo i tempi della testa della gara. In pratica ho l’unico compito, fra tutti, dove c’è un minimo di divertimento. Dobbiamo aspettare il transito dell’atleta in testa, inviare un sms e poi ripartire per risuperare il maratoneta, la moto col suo tecnico (un finnico che sembra intendersela alla perfezione, in inglese, col mio collega motociclista. Boia! siamo anche poliglotti, se era toccato a me facevo come Claudio l’anno scorso, che comunicava con la passeggera svedese, “una bella gnocca”, con “stop”, “go”, “fast”), la moto che scorta il primo atleta, quella con due cameramen che non ti vogliono in inquadratura, i due sceriffi ai lati che si annoiano e chiacchierano (ogni volta che li passavo mi mettevo a fischiettare “that’s amore”), una macchina gialla della direzione corsa, un vigile precettato ché sarebbero in sciopero, tre-quattro scooter GIURO che non so ancora chi fossero, due macchinine elettriche, altri due sceriffi che si annoiano anche più degli altri benché un po’ emozionati, portati perché i vigili sono in sciopero. Superata tuta questa banda, anche nelle stradine in centro e assicurandomi che non ci siano ostacoli in pista tipo ciclisti ignari con il vainculo facile, mi fermo al cartello che segna il kilometro per riaspettare la testa. Tutto moltiplicato per 42 volte. Ganzo, dai…
Durante le prime fasi i turisti americani ci fotografano insieme agli atleti che corrono, e siamo tutti un po’ gonfi come tacchini, orgogliosi di rendere questo servizio alla città di Firenze e al suo Sindaco, che corre la maratona anche perché ne è stato uno dei sostenitori. Si può capire quali e quanti disagi possa portare in termini di traffico e gestione una corsa che blocca per mezza giornata tutta la viabilità cittadina e del circondario, quindi si prende anche gli insulti neanche tanto velati dei soliti fiorentini polemici che incrocia al parco delle Cascine.
Per me che percorro queste strade tutti i giorni in moto per lavoro, avere piazza Beccaria deserta dinanzi e il preciso compito di dar via a vigili e sceriffi è davvero una gioia. Il sottopasso della Fortezza in senso contrario, Piazza San Giovanni con le bande musicali che ci accolgono, addirittura il Lungarno Soderini fatto non mille volte per cercare parcheggio con la moto (cosa che mi fa sentire stupido!) ma deserto. Mi viene voglia di parcheggiare la moto e lasciarla lì. Fare magari una foto per ricordare il momento storico, di quando sono riuscito a trovare un posto per la moto sul Lungarno! La viabilità rivoluzionata da Renzi è stato uno dei bocconi indigesti di questa amministrazione, che ha privilegiato il turista che porta denaro e reso più difficile e dispendioso accedere al centro, tanto è vero che ormai in molti, come chi scrive, si sono dovuti organizzare con la bici in una città che già aveva il record di densità dei motocicli e ciclomotori. Certi cambiamenti scontentano; provare, rivoluzionare, anche scazzare non sono cose indolorose. Ma ad essere sincero poi ci si adatta, e girare in bici per il centro è diventata una vera gioia. Poi vieteranno anche quelle…
Incrocio Andrea in zona stadio Franchi, fermo al cartello del kilometro perché la sua passeggera, una fotografa, è andata a fare delle foto. Chiedo “come va?” “Mah, m’hanno dato quel parafango, meno male è simpatica”. “Iobono, falla anche mordere…”
Ma per noi è arrivato il momento clou del motociclista alla Firenze Marathon: la penna sul Ponte Vecchio! È uno degli eventi più attesi di tutto l’anno, insieme alla Motobenedizione a Monte Senario o il Crescione a Coniale, quello in cui non solo puoi transitare sul Ponte Vecchio Bridge, ma siccome sono le ultime fasi della gara tutti entrano un po’ in fregola, il sistema di sicurezza si rilassa e finalmente puoi dargli due svampate in mezzo ad uno dei monumenti più noti al mondo, impennando la moto proprio al centro, fra le due ali di turisti. Lo so che non è molto professionale, ma siamo pur sempre motociclisti, anche noi abbiamo un cuore!
Scortiamo gli atleti fino alla Biblioteca Nazionale, uscendo prima dell’arrivo in Piazza Santa Croce, che da un mesetto ospita un monumentale allestimento a forma di croce in blocchi di marmo policromi, bellissimo.
Il passeggero scende, ringrazia e corre verso la postazione all’arrivo, noi usciamo diligentemente, pronti ad un nuovo eventuale incarico o a fare un altro giro, per vedere se ci può essere bisogno di assistenza ai corridori: malori di qualsiasi tipo sono sempre in agguato. Qualcuno di noi chiede agli atleti ogni tanto se va tutto bene, personalmente cerco di dare meno fastidio possibile, pronto se mi venisse richiesto l’intervento anche chiamando i numeri di emergenza appositi. Mi chiedono di portare un cavetto al cronometrista in via Ricasoli, finisco il giro zigzagando fra i podisti, una richiesta di una via del centro e un “per favore signora dovrebbe uscire con la bici dal percorso”. In queste fasi finali mi viene sempre in mente “La lunga marcia” di Stephen King.
Tornato al nostro campo base sul Lungarno delle Grazie, sento che qualcuno si sta organizzando per una bella sosta in trattoria. Mentre titubo sul da farsi passa, in bici, proprio Matteo Renzi, che ultimanente avendo dedicato poco tempo all’allenamento e viaggiato di molto col camper si è fatto la mezza maratona, quindi ha finito da un pezzo. Fa davvero un certo effetto pensare che quel ragazzo, coi pantaloni celesti per correre (lunghi ma non fa freddo) e che mi ha costretto a girare per il centro in bicicletta, fra qualche tempo potrebbe stare a ragionare con l’Angelina Merkel o col pelatino francese… come si chiama, dai avete capito. Chissà magari potrebbe portare idee nuove, qualche stimolo coraggioso, altrimenti dovremo sorbircelo ancora noi. Al momento, solo una cosa mi viene in mente di chiedere: “Matteo, che ci vieni con noi alla cena dell’organizzazione domani sera? L’anno scorso c’era una porchetta spettacolare!”
foto Roberto Minelli