Come tutti sconvolto dalla notizia della morte del grade cantante napoletano, immediatamente, appena ascoltata la dinamica del malore e dei soccorsi prestati, avevo manifestato qualche perplessità sulla scelta di trasportare a grande distanza l’artista.
Non ero rimasto quindi sorpreso dalle successive polemiche e anche dall’apertura, da parte della procura di Roma, di un fascicolo che andava ipotizzando il reato di omicidio colposo contro ignoti.
Certamente le persone care che hanno accompagnato il cantante avranno assecondato una richiesta dello stesso, ma non è su questo aspetto che mi voglio soffermare, ma su quello che è meglio fare in caso di emergenza, cosa che riguarda spesso dei motociclisti.
Ricordo che negli anni ’70 era cosa molto frequente, in caso di incidente o di malore, caricare sulla prima macchina l’infortunato, per trasportarlo all’ospedale più vicino, suonando il clacson e esponendo un fazzoletto bianco fuori dal finestrino. Una pratica che spesso provocava danni irreparabili e non di rado faceva arrivare deceduto il malcapitato.
Negli ultimi decenni, una maggior coscienza – ed anche una generalizzata maggior efficienza dei mezzi di soccorso – ha fatto praticamente estinguere questa rischiosissima pratica.
E’ bene ribadire che un ferito prima di essere mosso deve essere stabilizzato nei parametri vitali, che si tratti di un incidente o di un malore, ma che anche una semplice frattura, se il malcapitato viene toccato maldestramente, può provocare emorragie letali, per non parlare dei danni permanenti che ne possono derivare.
Stare fermi quindi è spesso meglio. E ora siete autorizzati a muovervi per darvi una grattatina…