di Carlo Nannini (Kiddo)
Una delle poche consolazioni che confortano noi motociclisti nel periodo autunnale, che rende i fine settimana di tempo accettabile per uscire sempre più rari, sono i saloni. Fra questi, sicuramente il più atteso in Italia e in Europa è sicuramente Eicma, il salone di Milano che quest’anno si svolgerà a fine novembre.
È ovviamente il posto dove si va più che altro per sognare, godere dei frutti dell’inventiva e del lavoro di mesi, a volte anni che ingegneri, esperti di marketing e creativi della moto hanno partorito per riuscire a catturare l’attenzione, a sorprenderci, farci sognare ad occhi aperti e bruciare di desiderio.
Sarà però che ormai le abbiamo viste tutte, sarà che inventarsi qualcosa di nuovo è sempre più difficile, ma ultimamente la sorpresa, quello che proprio non ci avevi pensato, il prodotto o il modello che potrebbe dare una ventata di vitalità all’ambiente è un bel po’ che si fa aspettare.
Se guardiamo alle “grandi novità” del recente passato, togliendo qualche raro modello ad alimentazione elettrica dalla dubbia capacità di diffusione fra il grande pubblico, notiamo una serie di “revival” ( basti pensare ai “nuovi” scrambler, in pratica una riedizione di moto anni ’70) o rinnovamento di vecchi modelli (la tanto attesa “nuova ” Africa Twin) o risposte alla concorrenza diretta con moto che finiscono per assomigliarsi un po’ tutte fra loro.
Ma non la vogliamo dare davvero una boccata di ossigeno vera a questo mercato e questo mondo sempre più rivolto verso se stesso e gli ormai pochi potenziali acquirenti? Vogliamo far tornare la moto lo strumento insieme innovativo, rivoluzionario a volte nelle scelte tecniche ( basti pensare alla follia di mettere una frazione di soli due cilindri del motore di un aereo su un telaio da moto, chi avrebbe mai pensato che quel boxer sarebbe potuto andare da qualche parte?!) , perché no accessibile economicamente e capace di attirare l’interesse di un mercato potenzialmente infinito?
Dateci qualcosa di nuovo, ma per davvero. Dateci una moto ibrida!
Che faccia brum brum, puzzi quando deve puzzare, con le marce, veloce, emozionante, che non costi quanto un prototipo della NASA e che abbia un autonomia da viaggio, anzi maggiore di quella delle altre moto. Una moto che vibra, che oltre al motore a scoppio ne affianchi uno elettrico per la città, i piccoli spostamenti e che entri in qualsiasi centro urbano. Che non inquini se non si vuole, che faccia risparmiare un sacco di soldi di carburante ma che con un tastino ridiventi una belva scatenata e rombante. Che si ricarichi nelle discese, che mi faccia godere nelle salite, inudibile nel traffico e dal suono rabbioso sui passi di montagna. E anzi, che mi riporti pure a casa se finisco la benzina.
Certo non sarà una rivoluzione copernicana, ma almeno un passo avanti rispetto alla moto vista come un qualcosa che guardi solo al passato, o che sia un prototipo scarsamente utilizzabile nella vita reale, assolutamente si.
Possibile che non ci possa essere una via di mezzo fra un 1200 con duecento cv e una serie infinita di controlli elettronici e un mezzo che ha l’erogazione e l’appeal del muletto del magazzino di laterizi?
Dai, creativi dei grandi marchi, sorprendeteci, noi siamo pronti a sorprendervi.