di Claudio Falanga
Come spesso succede i corsivi di Kiddo mi inducono a delle riflessioni. Ed è forse per questo che di fronte al suo entusiasmo mi sono chiesto: “Ma a te, la Ducati Scrambler garba?”.
Ho tenuto il meraviglioso uso del parlare toscano, dove difficilmente il verbo garbare può essere semplicemente sostituito dal verbo piacere. Dire “mi garba” è più leggero, più scanzonato e anche se sull’italianità contemporanea del termine la stessa Accademia della Crusca è dubbiosa, per me che ho vissuto 20 anni a Firenze ha tutta la forza comunicativa tipica del fiorentino.
Ma tornando alla Ducati Scrambler, insomma ma ti garba o non ti garba, vi chiederete?
La risposta come si vede nel titolo è non lo so!
Mi riservo il giudizio dopo averla avuta fra le mani, guidata, goduta un pochino.
Devo dire che da subito non mi ha fatto innamorare.
E chi mi conosce sa quanto ami le Ducati, al punto da averne comprata una (un 750 Sport nel 1989, con i cerchi da 16 pollici e una ciclistica nervosetta), quando la gente mi diceva: Ducati soldi buttati. E di aver aperto una rivista (Mondo Ducati, che ancora è pubblicata), che ho fondato e diretto per un lustro. Insomma io amo le Ducati, ma la Scrambler non mi ha fatto innamorare come fece la 916 o il Monster.
Questa Ducati sembra nata “a gran richiesta” e non uscita dalla sorprendente genialità di Borgo Panigale. Personalmente l’ho trovata – sempre per parafrasare lo slang fiorentino – un po’ ina (contrazione di piccina), e un po’ plasticosa. Ma non è nel mio carattere gettare la croce addosso a un prodotto nuovo, come detto non me ne sono innamorato, ma mi riservo un giudizio vero dopo averla provata e guardata meglio, non nella concitazione di un evento fieristico.
Ma l’amore è sempre una cosa strana. Ci sono ad esempio donne di cui ti innamori subito e che poi risultano una delusione, e donne che scopri pian piano e finisci per innamorartene con il tempo.
Se – dopo questo mio blog – Ducati mi inviterà ancora alle presentazioni vi saprò dire se la Scrambler mi ha conquistato.