Un’opinione che farà arrabbiare tanti motociclisti. Ma il Kiddo – da buon toscano – non ha peli sulla lingua e dice la sua in merito alle custom.
di Carlo Nannini (Kiddo)
Eppure, una volta nel ’96 ne ho provata anche una, una Honda Shadow di uno dei tantissimi ragazzi della sorella di mia cognata. Ricordo che andavano anticipate le curve, sennò arrivavi lungo.
Comoda era comoda, ma non ne ho capito il senso allora, e nonostante abbia provato veramente di tutto in tanti anni che vado in moto, le custom, cruiser o come le volete chiamare, non le ho mai capite.
Non capisco che emozione si possa provare a non avere sensazioni di guida, della gestione dei pesi, dello spostamento del corpo e delle leve che con esso si applicano sui comandi; non capisco come possa essere piacevole andare in moto con passività.
La fisicità è parte integrante della guida della moto, starsene sdraiati solo per il gusto di prendersi il vento in faccia motociclisticamente parlando è come andare a Gardaland e accontentarsi di dondolarsi su una sedia del bar.
Ancora meno capisco gli ape hanger, le pedane lontanissime dalla seduta, le selle con lo schienale, tutti orpelli che stanno all’andare in moto come lo intendo io come stare a guardare un altro che tromba. Oddio a qualcuno piace, tutti i gusti son gusti. A proposito.
Anche dal punto di vista estetico, poi, la moto secondo il mio personalissimo parere è bella quando esprime dinamismo, forza, velocità. Godere nel guardare un oggetto che ha lo stesso appeal di un bel cassettone, con pellami sparsi, cromature, frange, o con quei cupoloni enormi che sembrano il frontale di una 127, beh davvero non capisco dove stia il piacere che ne può derivare.
Se lo spirito può essere quello del trotterellare a due all’ora godendo del suono del motore, delle piacevoli vibrazioni che muovono l’anima, questo posso anche capirlo; ma come si può, prima o poi, incontrare una bella strada di curve e non desiderare ardentemente di essere attivi nel guidare la moto, invece che subire passivamente, impotenti?