Bisogna sbatterci il muso nelle cose e a nulla sono valse le avvertenze sull’ Aprilia SXV 550 pre 2008
di Kiddo
Di tutte le cose difficili, di questo accidenti di mondo, una delle più complicate è capire reali caratteristiche, differenze e difetti di un modello rispetto ad un altro. Sarà per questo che quando dico che faccio anche il tester su una rivista di moto, vengo squadrato da alcuni come se fossero in presenza di un oracolo.
Di tutte le peculiarità di una moto che non si conosce abbastanza, o di un modello che non si è mai provato e seguito le magagne affrontate nel corso del tempo, quella più difficile da verificare o di cui non si riesce ad avere dati certi, è senz’altro l’affidabilità.
Parola questa che può essere sintesi di esperienze soggettive, nel senso che un mototurista giudicherà un cancello inaffidabile qualsiasi moto appena sportiva che necessita di un tagliando e cambio di gomme prima dei 15.000 chilometri, mentre un appassionato di racing potrà altresì dirsi soddisfatto se un motore elaborato arriva alle 100 ore di utilizzo.
L’affidabilità, quindi, è un concetto relativo, e si può essere disposti a sacrificarla in cambio di prestazioni esaltanti. Per questo, consapevole dei numerosi avvertimenti di tenermi alla larga da un modello che mi sono sempre sognato fin dalle foto degli avvistamenti all’epoca in cui era poco più che un prototipo, mi sono finalmente deciso qualche tempo fa a prendermi una bellissima, anche se un po’ logora ma sempre stupenda Aprilia SXV 550.
L’unico motard bicilindrico, nel senso di supermotard racing, una moto che alla presentazione nel 2006 ha fatto scalpore, con un telaio molto rigido, rivoluzionario e studiato appositamente per la supermoto, pesi e ingombri da sportiva pura, un motore potentissimo. Inedita nel tipo di propulsore, nel telaio appunto, nel bellissimo forcellone, nello scarico sottosella. Tutto nell’estetica dell’Aprila SXV 550 richiama la velocità, la passione, l’adrenalina. Ma è solo quando la si avvia, si sente il ruggito secco, graffiante, compresso e la velocità impressionante a prendere giri che si capisce che questa moto è diversa, unica nella sua rabbiosità. Si innesta la prima pompando un po’ a vuoto la frizione e tenendo su i giri o si spegne, il bicilindrico è piacevole, lineare e docile ma occhio a come si apre il gas perché la moto parte come sparata da un proiettile. Nelle prime tre marce si viene presi a calci nella schiena ad ogni apertura, nelle altre si impenna comunque.
La strada diventa molto più breve di come ce la ricordavamo, lanciati letteralmente verso la curva successiva che si è costretti a piegare buttando dentro l’anteriore e giù la moto, per poi parzializzare il gas cercando di non far pattinare il posteriore in apertura. Ovviamente la strada non è l’ambiente adatto per la bella Aprilia SXV 550, ma se non si è in pista diventa comunque quasi impossibile non correre, anche perché non ha senso farci nient’altro. E l’erogazione, poi. Quando sembra che il motore muri e che vada si fortissimo, ma come un qualsiasi altro mono racing, si scopre che ci sono almeno altri duemila giri da sfruttare, e lì si che l’Aprilia comincia a camminare sul serio.
Tutte impressioni che ovviamente ho ricavato dopo averla messa finalmente in garage, soddisfatto come un bambino felice tutte le volte che potevo andare a trovarla, accenderla con la scusa che a stare ferma le fa male, controllare che l’olio fosse a livello come si è raccomandato il meccanico dopo averla tagliandata completamente, attaccata al mantenitore della batteria, facendo attenzione a non insistere troppo col motorino d’avviamento perché sennò si spacca la ruota libera.
Ovviamente sapevo che cosa mi mettevo in casa, o quasi, e mi ero informato presso meccanici, amici piloti, proprietari. Quasi tutti mi rispondevano di prendermi una post 2008, perché le prime avevano grossi problemi, molti amici mi mettevano scherzosamente in guardia da un modello che non mi avrebbe dato che problemi. Uno solo mi ha rassicurato tantissimo, dicendomi che con la sua aveva già fatto 23.000 chilometri senza nessun tipo di problema, solo cambio dell’olio frequente e basta.
Un po’ rasserenato faccio finalmente l’assicurazione, qualche giretto intorno casa e finalmente un pomeriggio con un paio di ore a disposizione mi intuto per bene e parto in direzione Passo del Giogo. Superato da poco il paese di Scarperia, l’Aprilia SXV 550 tramuta il ringhio in un sibilo per niente rassicurante e decide di lasciarmi a piedi. Spero nella mancanza della benzina, zampetto in discesa fino al distributore ma nonostante il pieno e i tentativi (senza insistere sul motorino d’avviamento) di accenderla sono vani. Dopo le madonne, la chiamata a casa, il furgone, il mio amico Massimiliano Ferri di Ice Racing Team di Scandicci, meccanico che viene a prendermela di domenica (che il Signore lo mantenga bello come il sole che è), la sentenza è “motore bollito”, vale a dire che si è piantato e che il solo indagare significa fogli da mila euro, che ovviamente la moto non vale.
Alla fine mi sento come un’anima in attesa di essere imbarcata sulla barca di Caronte (“Caron demonio con occhi di bragia”, che al posto del collirio usa l’acqua ragia, aggiungevo sempre io durante le interrogazioni a scuola) nell’inferno dantesco: quasi desideroso e sollevato di scontare finalmente la mia pena che in fondo non solo mi sono meritato, ma anzi me la sono proprio andata a cercare.
L’affidabilità, posso quindi dire di aver scoperto, è come una Fede: non importa cosa ti dicono gli altri, importa soprattutto ciò in cui tu vuoi credere.
Certo che se il tuo amico Whilly di Pistoia è l’unico che ti ha detto che la moto non gli ha mai dato problemi, mentre tutti gli altri ti avevano avvertito che ci saresti rimasto a piedi, allora non è Fede, sei proprio una Fava.
Ma poi ho scoperto che il tutto era dovuto al fatto che lui aveva comprato la moto dopo le modifiche introdotte nel 2008, quando l’Aprilia SXV 550, oltre che bellissima è diventata anche affidabile, sempre tenendo conto che è una moto da pista.