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Mi piaccion le sbarbine non posso farci niente ( Aprilia SX 125 )

 

Vi ricordate la vecchia canzone degli Skiantos “Mi piaccion le Sbarbine”? Ecco, questa calza perfettamente con il desiderio quasi malsano del Kiddo per l’Aprilia SX 125 del figlio.

Lo so che non dovrei neanche soffermarmi troppo con lo sguardo, che non è adatta a uno della mia età, che è una roba oltre il limite della comune decenza, e magari se fosse capitato a un altro, l’avrei giudicata come una cosa decisamente perversa. Ma non ci posso fare niente, senza accorgermene neanche, mi sono incantato ad ammirare la moto di mio figlio, una Aprilia SX 125.

In realtà è arrivata in garage in maniera inaspettata, dopo che avevamo preso un’altra moto 125, di quelle recenti, come concezione: 4 tempi per le severe norme antinquinamento, divertente ma non esagerata, con avviamento elettrico, ABS, iniezione elettronica. Una di quelle moto che, se hanno un problema, il tuo amico meccanico-semplice non ti fa quasi nulla. Si accende la spia rossa del malfunzionamento, ti lampeggia un codice, la porti dal concessionario che la attacca al computer e la diagnostica ti dice cosa ha.

Forse.

Molto più probabilmente dopo che hanno sostituito quasi tutto il sostituibile delle parti elettriche ed elettroniche senza, in oltre due mesi e con l’aiuto della Casa Madre, riuscire a capire cosa diavolo possa avere, ringrazi il cielo di averla presa usata presso un concessionario estremamente serio al quale la puoi restituire senza rimetterci quasi nulla.

Si trattava di una moto carina, evocativa, molto ben rifinita e divertente anche se facile. Però. Però quella che ha preso il suo posto (perché il Pupo non poteva rimanere a piedi, ovviamente), mi toglie il sonno.

Aprilia SX125

L’ Aprilia SX 125 è una motard italiana, 2 tempi, che per prestazioni e divertimento non avrebbe affatto sfigurato accanto a quelle macchine infernali che guidavamo noi a sedici anni e che sulle copertine di Motosprint venivano accompagnate dalla cifra della velocità massima registrata, spesso oltre i 140 km/h. A carburatori, col rubinetto della benzina, la pedivella di avviamento da scalciare con forza, il disco anteriore da 30 cm, gli steli della forcella che sembrano due tubi Innocenti da ponteggio. Zero elettronica, se arriva corrente e arriva benzina, la moto DEVE andare, come è stato da sempre. Una moto che devi saper guidare, che quando entra in coppia ti spara con un calcio nel culo, che devi tenere alta di giri sennò muore, che è, come scriverebbero quelli bravi, propedeutica, passionale.

E poi quelle plastiche attillate, che lasciano intuire una meccanica dalle forme acerbe ma già ben tornite, una silhouette da gattina pronta a scattare.

Non so neanche se mio figlio sia in realtà capace di apprezzarla appieno quella meraviglia che sembra appena uscita di vetrina, e una cosa sola mi trattiene dal fregargliela appena possibile, ovvero, che con una roba del genere rischierei di farmici del male.

Mi viene in soccorso mia moglie, che è venuta a vedere cosa stessi facendo ancora in garage mentre con la scusa di cambiarle la candela mi trattengo con la sbarba. “Dai, vieni via, che non è più roba per te, codesta! “.

Sicuramente ha ragione, spero solo di non mettermi nei guai.

 

La canzone degli Skiantos

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