di Gabriele Peterlini
Lorenzo che gioca in difesa? Non è vero. Lorenzo a Motegi ha attaccato fino all’ultimo.
Nel gioco del calcio Lorenzo avrebbe un ruolo ben preciso e definito: attaccante puro, in gergo lo definiremmo punta o centro avanti di sfondamento.
La certezza viene dall’analisi attenta della gara di Motegi, dove per analisi attenta non intendiamo quella fascinosa fatta di replay e slow motion da mille mila fotogrammi al secondo capaci di catturare degli istanti infinitamente lunghi e di rara bellezza.
No, l’analisi attenta è quella che ti porta davanti ad un pc a controllare i cronologici di gara dei piloti che l’hanno disputata.
A fine gara hai la sensazione, quasi netta, che Jorge, una volta incassato il sorpasso da Pedrosa (siamo al giro 12 di 24), abbia tirato i remi in barca e sia stato li a guardare Dani sperando magari in una sbavatura del piccolo spagnolo. Hai la sensazione che Jorge voglia stare lontano dai guai che possono venir fuori da una eventuale zuffa sportiva con il connazionale rivale di sempre.
Si è portati a questo ragionamento visto il notevole divario di punti che Jorge vanta nei confronti di Dani che del maiorchino è il rivale più vicino in classifica.
In realtà quella è solo una sensazione.
L’analisi cronologica dei tempi di gara dice che su 24 giri totali il buon Lorenzo ha corso dal primo al ventesimo giro con tempi dalla costanza imbarazzante. Praticamente ha percorso ben 20 giri con un gap di soli 4 decimi dal giro più veloce al giro più lento.
Ha martellato sul 1′ 46” di media con una precisione impressionante. Al giro 16 Jorge è ancora capace di stampare li un 1′ 45” e 9, appena 2 decimi più lento del suo best lap.
I tempi di Lorenzo si alzano di un decimo alla volta solo dopo il giro numero 20.
Ma non è tutto.
Abbiamo dato un’occhiata anche ai cronologici degli altri piloti delle rispettive case ed in ultimo abbiamo sbirciato le velocità massime del gp.
Senza nulla togliere alla prestazione monstre di Dani, ci pare di capire che le M1 siano globalmente in leggera difficoltà rispetto alla Rc. Ad inizio anno era la Honda che correva un po’ in difesa, ma ora la situazione si è ribaltata.
I piloti Honda Pedrosa e Bautista hanno percorso i 24 giri di Motegi calando il ritmo in maniera significativa soltanto nell’ultima tornata. Bautista nemmeno tanto visto che il giro 24 l’ha chiuso in 1′ 46 e 296.
Lorenzo ha iniziato a mollare al giro 20, Dovizioso ha cominciato a cedere addirittura qualche giro prima. Crutchlow, con la stessa M1 satellite di Dovizioso, è stato più costante di Andrea tanto da girare forte anche negli ultimi giri, ma Cal ha finito la benzina prima di prendere la bandiera a scacchi. E forse questa è tutt’altro che una casualità.
Le Honda vanno più forte e consumano meno delle Yamaha. La teoria è confermata anche dalle top speed registrate durante la gara di Motegi. Ci sono ben 4 Honda nei primi 4 posti della classifica delle velocità massime mentre le Yamaha ufficiali di Lorenzo e Spiess sono risultate essere le più lente di tutte le gp schierate a Motegi (CRT escluse).
Dunque Lorenzo non ha mollato nulla, non ha corso in difesa facendo il ragioniere.
E’ presumibile che siano i tecnici Yamaha ad essere costretti a fare calcoli e mappature
atte a preservare i propulsori a discapito delle prestazioni degli stessi.
Ricordiamo che Lorenzo ha visto uno dei suoi motori andare arrosto nella caduta di Assen, pertanto è assolutamente possibile che i suoi ingegneri stiano cercando di non sfruttare al massimo i propulsori rimasti disponibili per arrivare a fine anno.
In ragione di ciò le prestazioni di Lorenzo andrebbero rivalutate e rimarcate ulteriormente, soprattutto quella ultima di Motegi dove forti di una certezza quasi matematica ci permettiamo di confermare Lorenzo nel ruolo di bomber del campionato.
D’altronde il buon Lorenzo dietro ad una scrivania a pigiar bottoni di una calcolatrice non riusciamo proprio ad immaginarlo.