Dopo il Gp di Catalunya si incomincia già a parlare di mercato piloti. Il ritiro poi di Casey Stoner ha riaperto prospettive inimmaginabili, con addirittura la possibilità di un ritorno in Yamaha di Valentino Rossi. Analizzando le tre case costruttrici, Honda, Yamaha e Ducati si può incominciare a pensare a come saranno gli schiramenti del campionato mondiale 2013.
di Garbriele Paterlini
Da quando Casey ha annunciato il suo addio alle corse non si parla d’altro, non si parla che di lui e dei piloti che sono entrati nel vorticoso moto-mercato.
Ma il mercato piloti è certamente legato ad un particolare prettamente tecnico, un particolare che grosso modo ha un motore con 2 ruote ed una carena sulla quale appiccicare qualche adesivo bello colorato: la MOTO.
Analizzare risultati e caratteristiche dei 3 prototipi schierati oggi può aiutare a capire quali siano le selle più ambite dai piloti del Motomondiale.
DUCATI – Delle 3 case è quella con il progetto più giovane e dunque con meno feedback. La Desmosedici che guida oggi Rossi è frutto di un alacre lavoro di progettazione che ha portato Ducati a far debuttare questa nuova moto nel gennaio di quest’anno, una moto concettualmente diversa dalle prime Desmosedici che dal 2003 ( anno di debutto di Ducati nel motomondiale) fino al 2011 hanno utilizzato sempre un motore portante sul quale era ancorato il semi-telaio che univa il motore all’avantreno della moto.
Oggi la Desmosedici ha un telaio in alluminio completo che unisce il forcellone posteriore all’avantreno proprio come le altre due case giapponesi che questa soluzione la utilizzano dalla notte dei tempi.
Il motore della Desmosedici è da sempre poderoso e performante, a volte anche troppo visto che i problemi attuali sembrano derivare soprattutto dall’erogazione rabbiosa della potenza. Ducati sta facendo uno sforzo smisurato per trovare competitività. Senza di quella faranno fatica a trattenere Rossi, ma faranno fatica anche a trovare un big che abbia voglia di misurarsi con una moto notoriamente difficile.
HONDA – Quella vista in pista nel 2011 sembrava essere la regina del motomondiale, sembrava perfetta, ma in verità lo era tale nelle mani di Stoner. Un dejà vù. Stoner ha debuttato con Ducati nel 2007 al primo anno con motori portati ad 800cc ed ha vinto il mondiale su una Desmosedici che con lui sembrava essere la moto perfetta.
Nel 2011 è passato in Honda ed ha vinto il mondiale nell’ultimo anno con i motori ad 800cc.
Ora si gareggia con i motori mille e Honda Rc213V non sembra essere allo stesso livello di competitività raggiunta nel 2011 con la 800. Stoner ha vinto 2 delle 5 gare sin’ora disputate, ma è dai test invernali che lui e Pedrosa lamentano il chattering. La sensazione è che Stoner ci stia mettendo molto del suo per portare la moto alla vittoria ma pare non bastare più nemmeno questo. Quando il problema si fa insistente anche un pilota come Stoner, notoriamente molto forte nel correre sopra i problemi, sembra dover alzare bandiera bianca. Stoner è un ossesso, un giro a vita persa lo fa senza pensarci sopra due volte, 5 giri pure, mezza gara magari non gli pesa tanto, ma fare un Gp intero con il chattering può diventare un problema anche per lui.
YAMAHA – E’ la più equilibrata di tutte, granitica nella ciclistica, precisa nelle traiettorie, motore mai esuberante e facile da gestire. Non da mai reazioni violente ed inaspettate a chi la guida. Chirurgica nelle mani di Lorenzo. Da sempre è stata considerata la meno potente e a riprova di questo non ha mai staccato velocità di punta da riferimento, ma da quest’anno la musica è un po’ cambiata. Oltre ad essere ancora la moto di riferimento in fatto di guidabilità, ad Ywata han messo insieme un motore potente con un allungo poderoso. La velocità massima ormai è pari alle concorrenti. Va forte anche con il team satellite Tech3 che in 5 Gp ha conquistato già due partenze in prima fila, un podio (Dovizioso terzo ieri a Barcellona) e tre quarti posti. Lorenzo ha fatto sue 3 delle 5 gare disputate con 2 secondi posti come peggior risultato!
Numeri incredibili che non fanno altro che confermare la supremazia della M1 di Yamaha.
Delle 3 la M1 è l’unica che utilizza da sempre il 4 cilindri in linea con telaio delta box. E non credo sia un caso che dal 2002 ad oggi sia la moto più vittoriosa dell’era Moto Gp a 4 tempi con 5 titoli piloti conquistati in 10 anni con 2 piloti diversi (Rossi e Lorenzo).
Conclusioni:
I 4 cilindri a V di Honda e Ducati faticano, la Yamaha è il riferimento con il suo 4 cilindri in linea. Lo era anche nel 2011. Lo è da un bel po’ di tempo. Suzuki, tanto per dire, tornerà in Moto Gp e probabilmente lo farà con un 4 cilindri in linea come Yamaha. Lorenzo interrogato sul mercato piloti dichiara che per lui la priorità è quella di rimanere in Yamaha. Come dargli torto?