Roma, C’era una volta Sergio Leone, è il titolo della grande mostra all’Ara Pacis, che celebra uno dei miti assoluti del cinema italiano a 30 anni dalla sua morte.
Da qualche giorno il mondo della cultura e dell’arte si è mobilitato per permettere agli appassionati di non perdere la programmazione delle principali istituzioni culturali. Così anche noi abbiamo deciso di “approfittare” della vostra permanenza in casa e abbiamo risposto all’appello permettendovi di non perdere l’opportunità di omaggiare il padre degli “spaghetti-western“, portandovi a visitare la mostra “C’era una volta Sergio Leone”.
Richiamando il titolo del suo film più noto, la mostra C’era una volta Sergio Leone, ricostruisce attraverso le immagini sul set, con le intramontabili colonne sonore e i rumori che caratterizzavano i suoi film, l’immaginario del regista e del tempo in cui il cinema italiano faceva eco in tutto il mondo.
Inventore del genere spaghetti western, e fondatore della Leone film Group, una delle distribuzioni più importanti del nostro Paese.
Sergio Leone è stato un regista italiano che ha fatto la differenza nel cinema internazionale.
Nel suo intenso percorso artistico, Sergio Leone riscrive letteralmente il genere western, ma trova il suo culmine nel progetto di una vita: C’era una volta in America. Uno di quei film capaci di trascendere la propria epoca per assumere la statura di classico senza età.
Ammirato, Sergio Leone è stato fonte di ispirazione per tante grande personalità del settore come Martin Scorsese, Quentin Tarantino o John Hoo, Steven Spielberg, Francis Ford Coppola.
La mostra è suddivisa in diverse sezioni. Cittadino del Cinema, Le fonti dell’immaginario, Laboratorio Leone, C’era una volta in America, Leningrado, dedicata all’ultimo progetto incompiuto, L’eredità di Leone.
La ricostruzione dello studio di Sergio con i preziosi materiali d’archivio della famiglia Leone e Unidis Jolly Film, le scenografie dei film, i bozzetti, costumi e oggetti di scena.
Le indimenticabili sequenze dei colossal, e le colonne sonore dell’amico Ennio Morricone ad accompagnare il percorso del visitatore.
L’immancabile pianoforte che si trovava a casa di Leone, dove prendevano vita quelle note pensate per i suoi film.
E ancora, da annoverare tra gli oggetti di scena, le pistole usate nei film, il mantello di Clint Eastwood indossato nel Il buono, il brutto, il cattivo e gli abiti di Claudia Cardinale.
Tante le foto con gli attori, come quelle con un esordiente Carlo Verdone, di cui Sergio Leone fu il produttore dei suoi primi film. Lo stesso Verdone in un video lo ricorda con nostalgia oltre che con l’immancabile ironia.
Sergio Leone – racconta Carlo Verdone – “era un leone di nome e di fatto. Un bisonte, una montagna che sapeva tutto di cinema. Incuteva soggezione e parlava poco. Infatti non sopportava Furio, il personaggio logorroico di Bianco, rosso e Verdone. Lo voleva tagliare. Per fortuna che alla prima proiezione invitò Alberto Sordi, Monica Vitti e il calciatore Falcao. Falcao non parlava una parola di italiano e rideva solo alle scene di Pasquale, l’emigrante muto. Ma Sordi e Vitti erano entusiasti di Furio. E’ così che ha deciso di tolleralo.”
“Autorevole e autoritario, si vantava di aver umiliato Clint Eastwood quando minacciava di voler mollare il film perchè non voleva più fumare il sigaro.”
“Ci ha lasciato il perfezionismo e l’amore per il dettaglio. Maniacale. E se qualcuno diceva a Sergio, ma neppure si vedrà, lui rispondeva:
“Stamo a fà Cinema, mica il circo. Se vede tutto. Se vede tutto”.
Promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’esposizione arriva in Italia dopo il successo dello scorso anno alla Cinémathéque Francaise di Parigi.
Il percorso espositivo è curato dal direttore della cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini.
Mostra prorogata fino al 30 agosto a Roma
Museo dell’Ara Pacis – Lungotevere in Augusta