La natura può affascinare, sorprendere, a volte intimorire. È così grandiosa che in certi momenti riesce a farci sentire così piccoli, indifesi. Le Cascate dell’Iguazù ne sono l’esempio
La nostra rotta della bellezza giunge fino all’estremo confine tra il Brasile e l’Argentina, ed è proprio qui che il fiume Iguazù (il suo nome deriva dal termine Yguazú ovvero “grande acqua”) genera le famose cascate che in alcuni punti superano i 70 metri di altezza. La Garganta del Diablo, una gola profonda 150 metri e lunga 700, segna il confine tra il Brasile e l’Argentina. Un trenino permette di raggiungerla e di visitarla da vicino grazie a 2 chilometri di passerelle. Le Cascate dell’Iguazù sono visitabili a piedi, in autonomia oppure con un tour organizzato. Per apprezzarle anche da un’altra prospettiva, si può scegliere il gommone che permette di assaporare pienamente tutta la loro potenza.
1,9 milioni di metri cubi al secondo
Solo una sequenza di aggettivi superlativi può descrivere le Cascate dell’Iguazù: un sistema di 275 cascate che si estende per 2,7 km, con una portata d’acqua di 1,9 milioni di metri cubi al secondo. Le cascate formano un confine naturale tra la provincia di Misiones in Argentina e lo stato del Paranà in Brasile. Per vivere un’esperienza unica, è necessario recarsi alla base del primo livello delle cascate e percorrere a piedi una passerella che permette di venire circondati dall’acqua scrosciante. La sua potenza è così grande che serve un ombrello per ripararsi. Tre sono i Paesi dal quale è possibile raggiungere la cascate: Argentina, Brasile e Paraguay.
Le Cascate dell’Iguazù si trovano all’interno di due grandi Parchi nazionali visitabili a piedi, da non perdere: Il Parque Nacional do Iguaçu (lato brasiliano) e il Parque Nacional Iguazu (lato argentino). Il parco venne creato nel 1939 e comprende uno dei più famosi paesaggi naturalistici di tutto il Sudamerica. Sia la parte argentina sia quella brasiliana del parco vennero inserite nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, la prima nel 1984 e la seconda nel 1986.
La fauna del parco comprende numerose specie in pericolo d’estinzione, come giaguari, tapiri, aquile. Altre specie che vivono entro i confini del parco lo rendono unico al mondo, creando con l’ambiente circostante un mix di colori, suoni e profumi del tutto nuovi. I visitatori possono ammirare il tucano, il pappagallo e mammiferi come il coati; oltre a parecchie specie di farfalle.
Il Brasile tra acqua e fuoco
Tra i tre paesi che si dividono le Cascate dell’Iguazù, il Brasile custodisce veri e propri gioielli naturalistici. Non è un caso se due delle sette Meraviglie del Mondo Naturale sono qui localizzate: le Cascate di Iguazu e la Foresta Amazzonica.
Un patrimonio naturalistico da proteggere attivamente non solo nella cura delle sue acque: l’Amazzonia e le terre indigene dei Wajapi rischiano infatti di essere distrutti dai continui incendi che tra gennaio e agosto di quest’anno sono aumentati esponenzialmente.
In Amazzonia, incendi e deforestazione vanno di pari passo. Quest’anno il 75% dei focolai si è verificato in aree che nel 2017 erano coperte dalle foreste, successivamente disboscate per lasciare spazio a pascoli o aree agricole. L’agricoltura industriale avanza senza sosta nella foresta, spesso per far spazio a coltivazioni come quella della soia. Dei 6.295 focolai registrati tra il 16 e il 22 agosto, il 19% si è verificato in aree naturali protette, il 6% delle quali appartengono a diversi popoli indigeni. E qui ci troviamo di fronte l’emergenza di due elementi: acqua e fuoco.
E se l’acqua è un bene da tutelare nella sua purezza e nel suo consumo su un arco temporale da pianificare con cura, il fuoco rappresenta una minaccia immediata.
Le fiamme che stanno consumando l’Amazzonia sono un problema per l’intero Pianeta, non solo per il Brasile. Con l’aumentare degli incendi aumentano anche le emissioni di gas serra, favorendo ulteriormente l’innalzamento della temperatura globale e, conseguentemente, il verificarsi di eventi meteorologici estremi che rappresentano un grave pericolo per la fauna selvatica e per tutti noi.
Il patrimonio naturalistico del Brasile e dei paesi confinanti è da preservare e rispettare: questi i verbi che dovrebbero guidare l’azione umana subito e nel futuro.
testo e foto Elisa Cantarella
Non sono mai stato in Sud America ma ho visitato le cascate Mosi-o-Tunya al confine tra Zambia e Zimbabwe. Conosco la potenza e la forza dell’acqua descritte vividamente dalla giornalista. Articolo ben strutturato con immagini che non lasciano spazio ad ulteriori commenti. Un sito magnifico da esplorare nella sua intera bellezza! Complimenti!