Per gli appassionati di MotoGP che non possono permettersi la pay TV, godersi la differita senza conoscerne il risultato è un’impresa difficile, soprattutto in tempi di social network.
Certe domeniche il mondo si divide tra quelli che hanno Sky e quelli che non ce l’hanno. A loro volta quelli che ce l’hanno si dividono in quelli che vedono la MotoGP e quelli che non la vedono. Infine quelli che la vedono possono essere suddivisi tra quelli che saltano in piedi sul divano per conto loro e quelli che all’uscita dal cinema non possono esimersi dal commentare sull’identità dell’assassino passando accanto agli altri in coda alla cassa.
Siccome di questi ultimi ne conosco diversi, succede che nelle domeniche di Gran Premio io, rigorosamente no-Sky, metta in atto pratiche di ogni genere per arrivare a sera senza conoscere il risultato, così da godermi la differita o la registrazione su TV8 come fosse in diretta. Solo che la cosa, in tempi di social chat sat wap trap, è più difficile che essere ammessi a partecipare al gran premio stesso come wild card.
Quindi, per evitare lo tsunami dei messaggini di quelli che ogni volta che un pilota getta una visiera a strappo devono per forza farlo sapere al mondo ignaro, ecco la strategia: cellulare silenziato, notifiche uozzap disattivate, gruppi bloccati, facebook impostato sul livello massimo di privacy che nemmeno io posso leggere me stesso, messenger chiuso, siti di quotidiani o notizie banditi, cronologia cancellata, computer scollegato dalla presa di corrente, balla di juta a coprire qualsiasi televisore di casa, divieto assoluto di passare di fronte a vetrine di negozi di elettrodomestici, divieto assoluto di entrare in qualsiasi locale dotato di qualsiasi schermo fosse anche la tv a circuito chiuso di una banca.
Per dire, la mia signora ancora mi rinfaccia di una volta che mi chiese di andare a prenderle un gelato al chiosco della spiaggia e io mi rifiutai, e gli avventori di un bar si ricordano di un giorno che durante un telegiornale apparvero le notizie sportive e un tranquillo signore, io, si mise le mani sulle orecchie e a occhi chiusi cominciò a strillare BLBLBLBLBLBL, che qualcuno stava per chiamare l’antiterrorismo, qualcun altro la neuro. Insomma, essere appassionati di gare, oltretutto un po’ paranoici, è una faticaccia, ma le tecniche sviluppate in anni di pratica danno i loro frutti.
E si arriva a una domenica pomeriggio passata in giro a godersi una giornata di sole e a schivare, senza neanche troppa difficoltà, le notizie che arrivano da uno dei circuiti più iconici del motomondiale, dove la gara si preannuncia combattutissima fin dal sabato, col rinato Lorenzo, il solito Marquez, il vecchietto Rossi poco propenso ad ammainare bandiere, Dovi in tentativo di rimonta, Suzuki in gran spolvero, ecc. ecc.
Seduto a un tavolino mi rifocillo con arancini caponata e birra, nessuna radio o televisione nei paraggi, intorno qualche famiglia da Mulino Bianco con un paio di bambini stranamente simpatici, accanto a me degli anziani in pausa tressette ai quali di Honda e Ducati non gliene può frega’ de meno.
E due ragazzotti.
Tipici di questi tempi: calzoni calanti di sei misure sopra a scoprire mutande griffate e culi pelosi, tatuaggi di draghi teschi e serpenti mescolati con scudetti e coppe dei campioni, uno ha in capo un cappellino messo al contrario, l’altro una pettinatura da denunciare sia il parrucchiere che i genitori che lo fanno uscire di casa conciato così, ma soprattutto entrambi hanno lo smartphone d’ordinanza appiccicato al naso. L’uno di fronte all’altro, nel tempo che io ho ordinato consumato pagato e digerito, non si sono rivolti la parola, non hanno mai alzato lo sguardo dal display, potevano atterrare gli alieni lì accanto e loro sarebbero rimasti a scorrere le foto di ciò che hanno mangiato i loro amici su facebook.
Sto per levare le tende quando da sotto il cappellino sbilenco arriva un mugugno: “Oh!”.
“Mh”, pare animarsi l’altro esibendosi nell’espressione della mucca che vede passare il treno.
“Oggi c’era la motoGP” bofonchia il cappelluto.
“Ah” risponde il capelluto.
“Occazzo” penso io colto di sorpresa cercando di alzarmi velocemente dalla sedia facendo più rumore possibile.
“Ha vinto Marquez! Poi due spagnoli. Rossi quinto”.
E mentre io sacramento una sequela di santi questo mi snocciola di pari passo la classifica di tutti quelli che sono andati a punti.
Nulla, intanto che mi informo se in caso di omicidio potrei contare sulle attenuanti generiche, bisogna mi alleni per velocizzare le tecniche di fuga. E anche procurarmi dei tappi per le orecchie.