Da Lamezia Terme andiamo ad esplorare la zona più a nord verso la cittadina di Paola per poi costeggiare il Golfo di Sant’Eufemia.
testo e foto Claudia Gonnella
Situata a pochi chilometri dal mare, nel bellissimo Golfo di Sant’Eufémia e in posizione centrale, Lamezia Terme, ci è apparsa una location perfetta da cui partire per l’itinerario studiato per un lungo week end in questo scorcio di fine estate.
L’itinerario previsto parte a raggiera da Lamezia Terme andando a esplorare una zona più a nord verso la cittadina di Paola, una zona centrale verso il Parco Nazionale della Sila e una più a sud, fino a Tropea.
Attraverso la litoranea ci dirigiamo verso nord, a Paola, uno dei più importanti centri della costa tirrenica cosentina.
La città è legata al culto di San Francesco di Paola, patrono della Calabria e fondatore dell’Ordine dei Minimi. Il santuario, a lui dedicato, di origine tardo medioevale, sorge poco lontano dal centro storico a ridosso della prima fascia collinare dell’Appennino calabro.
Costruito in una gola formata dalle rocce del torrente Isca dalla sua posizione privilegiata si gode di un magnifico panorama che si estende a perdita d’occhio sulla costa tirrenica.
Il monastero e la Chiesa si sono articolati e sviluppati intorno ad una prima cappella, eretta nel 1435 da Francesco D’Alessio – il santo taumaturgo di Paola – e dedicata a San Francesco d’Assisi.
Il grande complesso, meta secolare di spiritualità e devozione popolare, è costituito da una chiesa basilicale, dal primo romitorio dove Santo si ritirò per 5 anni e da un grande convento monastico.
A destra rispetto all’ingresso della basilica si accede a quella che viene definita la zona dei “Miracoli“, un itinerario che si snoda tra i luoghi che ricordano i primi prodigi e le opere di fede e carità compiute da San Francesco nei dintorni del Santuario, la Fornace Miracolosa, la Fonte della Cucchiarella, il Ponte del Diavolo, i macigni sospesi.
Ripartiamo da Paola alla volta di Fiumefreddo Bruzio riprendendo la litoranea SS 18 verso sud attraversando cittadine costruite negli ultimi 40 anni, senza alcuna peculiarità se non quella di affacciarsi sul golfo incontaminato di quella che viene chiamata la Riviera dei Cedri e che si snoda tra Praia a Mare e Amantea.
Fiumefreddo, nel 2005 è stato annoverato tra i borghi più belli d’Italia, rappresenta una delle meraviglie storiche paesaggistiche della provincia cosentina.
Caratterizzato da una grande differenza morfologica, parte da livello del mare, dove in tempi relativamente recenti si sono sviluppate le frazioni della “marina“ e dello “scaro“, per poi salire bruscamente in pochi chilometri fino al pianoro, a 220 mt sul livello del mare, dov’è ubicata, e più gradatamente fino ai 1541 m del monte Cocuzzo.
Bellissima la strada che si inerpica verso la cittadina, dove negli ultimi chilometri presenta tornanti impegnativi a strapiombo incorniciati da una ricca vegetazione mediterranea.
Il patrimonio artistico e storico-culturale è visibile nell’abitato cinquecentesco che conserva ancora parte delle mura medioevali, palazzi signorili e, non ultimo il Castello della Valle edificato intono all’anno 1000 e semidistrutto dai francesi nei primi del 1800 ma dal quale si gode una vista incredibile sul golfo che spazia da Capo Palinuro a Capo Vaticano.
Camminando tra gli splendidi vicoli del borgo oltre ad ammirare chiese e dimore gentilizie si possono ammirare anche le opere di Salvatore Fiume, che nel 1975, di ritorno dalle vacanze in Sicilia, incuriosito dall’omonimia, decise di fare una deviazione a Fiumefreddo. Uscì dall’autostrada e percorrendo la Statale 18 verso nord guardando in alto scorse i ruderi del castello e l’agglomerato di casette arroccate sulla cima della montagna, affascinato dalle bellezze storiche del paese decise di sostarvi per qualche tempo. Il piccolo borgo divenne così la sua dimora estiva e lo arricchì affrescando le pareti del castello semi diroccato e nel 1976, dipinse i miracoli di San Rocco dentro la cupola della chiesetta dedicata al Santo del piccolo paese calabrese.
A soli 30 km a sud di Lamezia lungo la SS18 che corre sulla litoranea si trova Pizzo Calabro, collocata su uno sperone di roccia che taglia in due il Golfo di Sant’Eufemia è famosa per le sue splendide spiagge e per i suoi tesori artistici.
È proprio sulla bellissima spiaggia dal mare cristallino che si affaccia la seicentesca Chiesa di Piedigrotta scavata nel tufo. Un misto di storia locale e leggenda rendono questa chiesetta un unicum nel suo genere.
Si narra di un ipotetico naufragio di un veliero napoletano intorno alla metà del ‘600. I marinai si raccolsero nella cabina del capitano dove era custodito il quadro della Madonna di Piedigrotta e fecero voto alla vergine: in caso di salvezza, avrebbero eretto una cappella. La nave si inabissò e i marinai raggiunsero la riva e mantenendo la promessa fatta scavando una cappella.
Negli anni ’80 dell’800 un artista locale, decise di dedicare la sua vita a quel luogo ingrandendo la grotta, aggiungendone due laterali e riempiendo la grotta di statue rappresentanti la vita di Gesù e dei Santi. Alla sua morte subentrò il figlio che qui vi dedicò 40 anni dando alla chiesa l’aspetto odierno.
Da non perdere durante la visita a Pizzo è Il Castello, che fa da sfondo alla piazza principale del paese, Piazza della Repubblica, e al quale si accede attraverso un ponte lavatoio posto tra due torrioni con un lato a picco sul mare.
Voluto da Federigo d’Aragona nel 1492 è oggi dedicato a Gioacchino Murat, generale francese napoleonico che qui fu imprigionato e giustiziato nel 1815. Delle numerose chiese presenti nella cittadina da non perdere è la visita al Duomo edificata su una più antica basilica bizantina.
Piazza della Repubblica, cuore pulsante della cittadina, è un susseguirsi di rinomate gelaterie dove è d’obbligo gustare il mitico “Tartufo di Pizzo”. Il celebre gelato artigianale monoporzione a forma semisferica servito in vari gusti con all’interno un nucleo fondente liquido e spolverato di granella alla nocciola, mandorla o pistacchio. La più famosa è l’antica “Gelateria Belvedere” dove assaggiamo il tartufo nella sua forma più classica: nocciola con cuore al cioccolato e spolverato con granella di nocciola. Imperdibile.
Si ringrazia:
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