Ho tante moto, di marche e tipologie differenti, però certe cose capitano solo con le Moto Guzzi.
Non sono un puro guzzista, io amo tutte le moto, di qualsiasi marca, nel mio “mucchio del ruffo” c’è di tutto, sportive, stradali, custom, enduro cross e persino un trial, (l’avrò usato 3 volte ma c’è) senza dimenticare le naked, le storiche, d’epoca e persino qualche cinquantino e una pit bike…però certe cose mi capitano solo con le Moto Guzzi.
Che si tratti della Nevada, della California, dell’Imola o del V35 poco importa, la gente si ferma a guardarle e attacca bottone: nei luoghi e posti più disparati, dal mercato, al supermercato, dal bar al distributore di benzina.
Ricordo che dopo 2 anni di stop motociclistico per motivi di salute, appena avuto il benestare dei medici ho zaffato la Moto Guzzi V35 di Simona e mi sono recato a Monza a trovare alcuni amici tester, impegnati in alcune sessioni di prova, con il bauletto pieno di salami e bottiglie di vino per festeggiare. Uscito a Cinisello mi imbatto in una raffica di lavori e sensi unici alternati. Mentre sono fermo mi affianca un auto, un signore distinto sulla sessantina mi guarda dalla sua lussuosa berlina tedesca, mi saluta con un cenno della mano, ricambio, pensando che mi abbia scambiato per un suo conoscente. Si abbassa il finestrino dell’auto, il guidatore mi dice: “complimenti , bella moto” da dietro il casco lo guardo un po’ torvo, pensavo mi pigliasse per i fondelli! E invece il signore mi dice: “se le va le offro il caffè e facciamo 2 parole, ne avevo una identica 25 anni fa, a 300 mt c’è un bar”. Così ci scappò il caffè e un’amichevole chiacchierata!
Con la rossa Imola invece amo girare d’inverno per le colline, la scarsa potenza fa sì che sia gestibilissima anche sul bagnato o il ghiaccio anche senza controllo di trazione e in luogo dell’ABS c’è la genuina frenata integrale Moto Guzzi. Quando comincio a non sentire più le mani e i piedi per il freddo, mi fermo nel bar di qualche paesino per un caffè. Nei piccoli centri abitati collinari del monferrino la domenica non succede mai niente, non che negli altri giorni succede di più, ben inteso ma il rombo di una moto che emerge dal mare di nebbia delle vallate e va a caccia di un timido raggio di sole tra le colline con temperature sotto lo zero, un po’ di curiosità la desta tra gli avventori del baretto o circolo ricreativo del paesino.
“…tra i presenti almeno uno mi dice che aveva una Moto Guzzi in gioventù, chi il Cardellino, chi l’Airone, il Galletto o il Falcone…”
Il tempo di fermarmi e spegnere la moto e vedo diversi anziani dagli occhi curiosi far capolino dalla porta del locale. “Buongiorno!” dico io, “buongiorno!” rispondono i simpatici vecchietti in coro. “Ma non ha freddo?” esordisce un vecchietto solista. “io .. un po’, però adesso si va bene, non vanno più i moscerini negli occhi”, risatina collettiva come da copione, quasi recitato a memoria. Poi tra i presenti immancabilmente almeno uno mi dice che aveva una Moto Guzzi, in gioventù, chi il Cardellino, chi l’Airone, il Galletto o il Falcone, a volte qualcuno apre il portafoglio e mi mostra una foto in bianco e nero ingiallita dal tempo, di quello che un tempo era un baldo giovane, in sella a quella che probabilmente nella foto era una Moto Guzzi, nuova di pacca.
Si beve un bicchiere di barbera insieme, parlando di cose lontane anche di oltre 50 anni fa, nei loro occhi si riaccende una luce vitale da tempo sopita ma che covava come la brace sotto le ceneri, in attesa di un alito di vento, sotto forma di rombo di motocicletta per riprendersi e diventare viva fiamma.
Puoi anche non aver più una Moto Guzzi da 50 anni ma stai tranquillo che qualcosa di lei ti rimane dentro! E’ tardi, mi devo congedare, saluto e riparto con un sorriso e un pensiero: da grande, voglio essere come loro!