La Suzuki V-Strom 250 si è rivelata instancabile, e noi vogliamo premiarla portandola a Castelluccio di Norcia, meta finale della nostra piccola avventura.
Ci eravamo lasciati, dopo il nostro girovagare in Umbria, con l’intenzione di proseguire il nostro viaggio verso i Monti Sibillini per ammirare finalmente il fenomeno della fioritura dei campi di lenticchie nella piana di Castelluccio di Norcia.
Arriviamo al tramonto, e saliamo verso la piana di Castelluccio dalla parte di Norcia. A tratti si marcia a senso unico alternato regolato da semaforo, e purtroppo nelle ore di punta le code diventano anche molto lunghe, ma questo per noi motociclisti non è un problema.
Mano a mano che saliamo percorrendo le curve della strada che da Norcia ci porterà alla nostra meta, cominciamo ad assaporare il meraviglioso panorama che ci si prospetta, con il vantaggio di essere in moto e di poterci quindi fermare a scattare qualche foto e godere della natura maestosa che ci circonda. Con il calare della luce poi, tutto assume un aspetto magico, e noi non ci stancheremmo mai di guardarci intorno, ma la fioritura ci aspetta e non vediamo l’ora di arrivare.
Finalmente davanti a noi si apre la vista sulla piana, una meraviglia, tutto è spettacolare. Una grande pianura incastrata ad una quota di 1.400 metri s.l.m. di un verde intenso, circondata da maestose montagne e immersa in un silenzio surreale. Sui campi giallo oro sono poggiate le balle di fieno, che con le loro ombre allungate decorano gli ampi spazi: a noi non rimane che la consapevolezza che mai, nemmeno attraverso centinaia di foto, potremmo far comprendere le sensazioni che stiamo provando.
Perchè è così, la piana di Castelluccio di Norcia, specialmente nel periodo della fioritura, è uno di quegli spettacoli a cui assistere almeno una volta nella vita, bisogna esserci per comprendere l’atmosfera.
Eccoci finalmente, giungiamo anche noi, come ovviamente altri numerosi spettatori, di fronte ai campi di lenticchie, distese multicolore che scendono dolcemente accarezzando l’altura dove sorge il borgo di Castelluccio. Il verde e il giallo si mischiano col rosso dei papaveri ed il blu intenso dei fiordalisi. Siamo fermi a respirare questa natura , un quadro, colori che a quest’ora della sera appaiono sfumati come disegnati a pastello e ci si sente coccolati da uno stato di quiete assoluta.
Scattiamo foto da mille angolazioni, come tutti quelli che assistono allo scenario insieme a noi, volgendo lo sguardo in tutte le direzioni e stupendoci ogni volta. Magnifico.
Ormai è quasi buio, decidiamo di andare, ma ancora non siamo sazi. Decidiamo di ritornare la mattina seguente, perderci in tanta bellezza con le prime luci del mattino e, magari, con meno affollamento.
Proseguiamo lungo la strada che attraversa la piana salendo verso Castelluccio, e a questo punto le emozioni che abbiamo nel cuore si spengono un po’. Il disastroso terremoto del 2016 ha segnato anche questo borgo, e purtroppo i segni sono evidenti; si assiste impotenti alla forza della natura, capace di regalarci meraviglie come la piana fiorita, ma anche artefice di distruzione e dolore. E così, con i nostri pensieri nel casco, e un po’ di amarezza nel cuore, continuiamo per la nostra strada.
Per cena scegliamo di fermarci in un posto speciale, il Ristorante Guaita di Sant’Eutizio, un ristorante che prima del sisma sorgeva accanto all’Abbazia di Sant Eutizio in località Piedivalle frazione di Preci (PG) e che ora, dopo che i propri locali sono stati dichiarati inagibili, ha riaperto in un prefabbricato in legno proprio ai piedi dell’altura dove sorge l’Abbazia.
L’Abbazia di Sant’ Eutizio è una delle più antiche abbazie benedettine dell’umbria, il contesto in cui sorge è ricco di bellezze ambientali e i dintorni sono attraversati da percorsi naturalistici tutti da visitare. Ad oggi sono visibili gli ingenti danni causati dal sisma e le strutture per la messa in sicurezza, in attesa che ricomincino i lavori di ristrutturazione.
Anita e Domenico sono due ragazzi speciali, attraverso i loro racconti ci hanno resi partecipi di una storia, la loro, messa a dura prova dal dolore provato rimanendo da un momento all’altro senza casa e senza il loro ristorante, ma fatta di passione e amore per il lavoro e di voglia di ricominciare a vivere nella propria terra, consapevoli delle difficoltà ma supportati da una comunità che nel dramma si è ritrovata ancora più unita e solidale.
Il sorriso di Anita e l’abilità in cucina di Domenico ci hanno coccolati e fatti sentire di casa, una cucina tipica fatta di sapori genuini e prodotti del territorio. Un tartufo profumatissimo e una pasta all’amatriciana veramente squisita.
Ovviamente non potevamo salutarci la sera senza la promessa di passare a trovare i nostri nuovi amici l’indomani mattina per un caffè e un saluto.
L’indomani torniamo quindi da Anita e Domenico e poi di nuovo alla piana di Castelluccio dove lo spettacolo a cui avevamo assistito di sera al tramonto è ancora diverso: le luci del mattino, meno gente (visto che è lunedì) e l’aria fresca che ci accompagna mentre arriviamo. Ne valeva la pena tornare, scattiamo ancora qualche foto e rimaniamo rapiti da scorci che la sera prima non avevamo notato, e poi salutiamo questo luogo magico, ripromettendoci di tornare a vederlo ancora.
Testo e foto di Nadia Giammarco
Si ringrazia per la collaborazione Suzuki Italia
Per questo viaggio è stata utilizzata la giacca Hevik Cassandra, di cui vi abbiamo già parlato qui.