di Carlo Nannini (Kiddo)
Sarà che non siamo mai contenti, proprio come specie umana intendo, ma se uno ce l’ha piccolo lo vorrebbe grosso, se uno ce l’ha grosso lo vorrebbe più piccolo se uno ce l’ha…sto parlando del proprio motociclo chiaramente.
Del resto, ho voluto io il milledue, proprio per il piacere del granturismo, del mezzo che ti fa sembrare piccolo il mondo, col quale fare tanti chilometri senza stancarsi, con un gran motore godibile. Una moto vera, insomma, almeno per quelli che sono i canoni odierni.
Solo che…
Solo che ti ritrovi a pensare, a programmare un giro che non è più di un duecento chilometri al giorno che bastavano e avanzavano quando giravo con gli amici col seicento monocilindrico, sempre gas a battuta e gomme pulite e arrivavi a sera con la lingua per terra; una giornata dignitosa adesso comprende almeno cinque-sei Passi appenninici, cinquecento chilometri in media, una serie infinita di curve da pennellare in scioltezza, dove la GT scorre che è un piacere, veloce e instancabile almeno quanto fa sentire instancabile te, che non scenderesti mai se non per qualche pausa fotografica.
Con la granturismo la prendi larga, programmi dei giri che non bastano mai, in una giornata vedi buona parte del nord Italia, poi siccome per tornare a Firenze non hai voglia di fare autostrada esci a Sasso Marconi e fai la statale, tanto in un’ora sei a casa lo stesso.
Bello, è vero.
Ma il mondo, forse, non era più interessante quando sembrava molto più grande? Quando la moto ti chiedeva più fatica anche fisica, quando arrivavi stanco e i chilometri fatti li sentivi nelle braccia, nelle gambe, nel fondoschiena, almeno per sentire di aver vissuto di più l’esperienza?
Non era più emozionante, se vogliamo più avventuroso e romantico?
Domani faccio un giro: Passo della Consuma, Valico dello Spino, Bocca Seriola, Bocca Trabaria, Viamaggio, Mandrioli, Croce ai Mori. Un tempo mi sarebbero bastati almeno per tre giorni.
Come dicevo, non si è mai contenti, ma come diceva quella vecchia canzoncina “il mondo, piccolo per noi, troppo piccolino…”